domenica 22 gennaio 2017

Masterclass del celebre Tenore Ugo Benelli, con la partecipazione dei fondatori di Belcanto Italiano ®


Masterclass del celebre Tenore Ugo Benelli, con la partecipazione dei fondatori di Belcanto Italiano ®, Astrea Amaduzzi, Soprano ed esperta di Tecnica vocale e Mattia Peli, Direttore d'orchestra e Pianista.

L'evento,
a partecipazione gratuita,
è aperto a uditori ed effettivi,
fino ad esaurimento posti.


Genova, 22 febbraio 2017 in collaborazione con
"Il Salotto della Musica", in Via S. Vincenzo, 68

per partecipare scrivere a: tenore@ugobenelli.com




giovedì 19 gennaio 2017

IL TENORE UGO BENELLI SULLA TECNICA VOCALE




 Ugo Benelli sulla dizione e sulle vocali negli acuti

<<Per anni s'è detto che il belcanto si fa cantando con le vocali. Non è vero: si canta anche con le consonanti. Come potrebbe Belcore rendere la frase: "ti avrei strozzato, ridotto in brani", senza accentuare le consonanti? Tutto è importante, tutto si deve "cantare". (...)

Talvolta essere fedeli alle vocali scritte non è facile, soprattutto sugli acuti... Ovviamente i grandi compositori sapevano quale vocale mettere... sul si naturale della "Donna è mobile" c'è la "e" di pensier, perché è una vocale che esce sempre, così come su "un trono vicino al sol", c'è la "o", che corre con facilità. È difficile trovare un acuto sulla "a", e quando capita, di solito il suono della voce si avvicina più ad una "o".
Riguardo alla "i", c'è chi l'ha molto facile, ma sugli acuti è decisamente ostica, perché può farti spezzare il suono in gola.>>


Ugo Benelli sui vocalizzi

<<Ci sono scuole di canto che incoraggiano a studiare direttamente sulle frasi. Io però credo nei vocalizzi, come partenza sicura per la tecnica... Prima su una nota, poi su note vicine, e via via aumentando le proporzioni. Quando si cominciano ad ottenere dei risultati, pensando sempre al controllo del fiato (e facendo scorrere i vocalizzi, per poi fermarsi su alcune note), solo allora si può passare ad alternarli alle frasi. Perché ciascun vocalizzo ha una difficoltà prescritta, ma ogni frase ne contiene molte. (...)
Quando hai cantato una romanza, e alla fine ti aspetta una cadenza, dunque l'applicazione aurea dei vocalizzi, innanzi tutto devi prendere tempo. Solo un grande virtuoso riesce a partire con la prima nota e far seguire a questa, subito, le altre. È meglio tenerla il tempo necessario per poterla gestire, perché il canto è tutto un appoggiarsi, un costruire sulle note. Se parti già alto, se non innalzi gli acuti sulle note basse, ci sono buone probabilità che tutto finisca in gola.>>

Freni, Benelli TORNAMI A DIR CHE M'AMI 1959

Ugo Benelli sugli acuti

<<Personalmente, non molto grandi ma molto facili... (...) A Torino feci "La riconoscenza" di Rossini, una Cantata scritta per la voce di Rubini... Arrivavo al re e al mi bemolle: un tono e mezzo sopra il famoso 'do di petto', che poi di petto non è, com'è noto: se proprio vogliamo tributargli una provenienza, semmai è "di testa"... (...) Non ho costruito i miei acuti, semmai li ho perfezionati. All'inizio della carriera tendevo ad alzare molto la testa: fu la Simionato a farmelo notare, quando incidemmo "Cenerentola": talvolta mi faceva cenno che tenevo la postura del capo troppo alta... I suoni uscivano lo stesso, perché avevo natura e gioventù. In seguitò però capii cosa intendeva: i suoni dovevano essere più coperti. (...)
Anche i consigli di Bruscantini, in materia di acuti, furono preziosi: insisteva perché trovassi un suono più penetrante, un acuto che in teatro corresse, che arrivasse al loggione, dove c'è il pubblico che paga di meno e che (non sempre, ma spesso) capisce di più.>>


Ugo Benelli sul fraseggio

<<..."fraseggiare" vuol dire innanzitutto far capire le parole, pronunciare, legare.
È una combinazione di pronuncia, gusto, declamazione, legato... Una sintesi che s'ottiene con l'istinto, con l'intelligenza, con la passione, e soprattutto con la tecnica. Perché non puoi fraseggiare se non canti sul fiato.>>


Ugo Benelli sul recitativo

<<I giovani tendono ad accentare l'ultima nota, e questo è un errore. Perché nella lingua italiana gli accenti sono solitamente sulla penultima vocale di una parola.
Spesso il recitativo è il lato debole di un'interpretazione, perché sono davvero in pochi a saperlo porgere. Quando uno riesce ad affrontare credibilmente i recitativi di un'opera, li sa fare di tutte: c'è una tecnica specifica, un metodo, con regole fisse: se il cantante che ti precede lascia una battuta lenta, devi cominciare in modo più veloce, se ti lascia su un "piano" devi partire con un "forte"...
Bisogna riflettere sul termine stesso: il più grande errore delle nuove leve è proprio "cantare" un recitativo. Semmai, il canto può intervenire in qualche momento, magari nella fase conclusiva: così le parole avranno grande evidenza, proprio in ragione del fatto che fino ad allora le hai "parlate". Bisogna insomma giocare sul contrasto, sulle pause, e ricordare che, nel recitativo, i tempi scritti sono una convenzione da non prendere alla lettera: non ci sono tempi da rispettare.>> 


Ugo Benelli sulle agilità

<<Quando studiavo alla scuola della Scala, le agilità venivano rigorosamente legate... Guai a slegarle, Confalonieri ci affibbiava dei nocchini sulla testa. E sulla stessa linea erano gli altri grandi vecchi insegnanti.
Negli anni successivi questa prassi si è capovolta: la nuova corrente rossiniana, con Abbado e la Berganza (grazie forse a quella sua peculiarità vocale, che definirei "iberica") hanno inventato l'agilità staccata, tendenzialmente gutturale. La voce della Berganza riesce a farne un prodotto qualitativamente altissimo, ma gli altri che vi si cimentano, raramente mi hanno convinto. (...)
Forse la soluzione, per risolvere questo dilemma rossiniano, sta nel mezzo: in uno "staccato-legato", nel suono che risulta dal rovesciare una collana di perle od un pallottoliere. (...)

Le agilità innanzitutto bisogna acquisirle solidamente, suddividendole con gli accenti. Poi è necessario tornirle di un senso artistico, e questo non lo insegna nessuno. L'importante è arrivare alla fine di un'agilità e far vedere che hai ancora fiato. Se possibile, meglio partire con un certo rallentato, per avere un momento di vertigine nella velocità e poi ritornare in una fase più calma. Ma se non si ha fiato abbastanza, meglio partire subito speditamente... L'essenziale è chiudere la frase esibendo "comodità" di respiro. E se non è una cadenza finale, è sempre meglio - fiato permettendo - legarla alla frase successiva.>>


Ugo Benelli sulla gestione della voce nei Concertati

<<Non ho mai spinto, nei concertati... Eppure mia moglie mi dice che mi si sente sempre. Credo che sia una questione di "dosi": bisogna trovare la quantità corretta di emissione, il punto esatto: come quando vuoi puntare una lente al sole, e bruciare con essa un foglio di carta velina (...) Deve essere a quel punto esatto, non puoi né avvicinarla, né allontanarla troppo. Nella voce è la stessa cosa. In effetti, quando sento le registrazioni (non quelle discografiche, dove si fa ciò che si vuole, bensì in teatro), avverto la mia voce in maniera distinta.>>


Ugo Benelli sul controllo di sé nel canto professionistico: 75 % di tecnica e 25 % di "pathos" !!!

<<...vale ricordare che lavoriamo con uno strumento situato all'interno del nostro corpo: con la tecnica tentiamo di farlo rispondere nel modo migliore, ma ci sono sempre delle sorprese... (...) guai a cantare col cuore. Naturalmente è bello dare questa impressione, ma il cuore è sempre dominato dal cervello. Se ti emozioni, anche il fiato si accorcia. Fare del canto professionistico significa far emozionare gli altri, partecipando sì, ma in piccola parte, con il 75 % di tecnica e il 25 % di "pathos". Bisogna saper fingere, e possibilmente essere anche attori...
Il teatro è luogo della finzione per eccellenza, ed è tutt'altro che facile viverci dentro: sono quarantaquattro anni che  salgo sul palco e quarantaquattro anni che fingo. (...) Pur sforzandoti di distinguere il lavoro dal resto, dal rapporto col prossimo, la finzione lentamente diventa parte di te... se può consolare, per gli attori il problema è più grave (...) perché devono concentrarsi sull'interpretazione cercando di tirare fuori una verità falsa. Per noi cantanti, grazie a Dio, c'è sempre il problema di andare a tempo con l'orchestra... L'immedesimazione è parziale. E se ti identifichi nel personaggio, diventi passionale, cominci a spingere e canti male. Devi mantenere il controllo, ricordarti le indicazioni del regista e nello stesso tempo guardare il direttore d'orchestra, cercare le luci per essere ben illuminato e, se hai paura di dimenticarti le parole, dare anche un'occhiata al suggeritore... Nel canto c'è meno pericolo, ma è sempre palcoscenico. Anche il grande compositore, con la forza della sua musica, riesce a portarti fuori strada, a confonderti, ad allontanarti da ciò che sei.>>


[ da: Giorgio De Martino - "Cantanti, vil razza dannata" - La vita e gli incontri di Ugo Benelli - Zecchini, 2002 ]

Nasce il blog dedicato al tenore Ugo Benelli

Questo sito è dedicato al grande tenore italiano Ugo Benelli, qui troverete foto, documenti, audio-video,  testimonianze sulla tecnica vocale, ricordi e aneddoti di questo storico cantante.



Genovese di nascita, ma di origini toscane, Tenore di grazia tra i migliori della seconda parte del '900, in ben 47 anni di carriera ha cantato nei più importanti teatri italiani (Fenice di Venezia, Opera di Roma, San Carlo di Napoli, Comunale di Firenze, Carlo Felice di Genova, Comunale di Bologna, Regio di Parma, Bellini di Catania, Massimo di Palermo, Verdi di Trieste, Petruzzelli di Bari), e del mondo, tanto in quelli europei (Opéra di Parigi, Royal Opera House di Londra, Grand Théâtre di Ginevra, Gran Teatre del Liceu di Barcellona, Teatro Nacional de São Carlos di Lisbona, Théâtre de la Monnaie di Bruxelles, Koninklijke Opera di Gand, Gaiety Theatre di Dublino, Theater an der Wien di Vienna, Bolshoi di Mosca, Opera Nazionale Greca di Atene, Deutsche Oper am Rhein di Düsseldorf, Oper Frankfurt di Francoforte sul Meno, Teatro Cuvilliés di Monaco di Baviera), quanto in quelli americani (Metropolitan Opera di New York, Lyric Opera di Chicago, Civic Opera di Dallas, Cincinnati Opera, War Memorial Opera House di San Francisco, numerosi teatri latino-americani). Ha partecipato, tra gli altri, ai festival di Salisburgo, Glyndebourne, Maggio Musicale Fiorentino, Wexford, Edimburgo, Aix en Provence, Pesaro (Rossini Opera Festival).

Ha cantato assieme ai migliori cantanti di diverse generazioni di tutti i registri vocali (tra i quali ricordiamo Freni, Scotto, Caballé, Devia, Ratti, Rinaldi, Lavani, Serra, Dessì, Hamari, Peters, Aliberti, Casoni, Valentini-Terrani, Berganza, Horne, Alva, Bergonzi, Bruscantini, Mariotti, Panerai, Raimondi, Corbelli, Dara, Davià, Desderi, Bruson, Tadeo, Guelfi, Taddei, Diaz), sotto prestigiose bacchette della direzione d'orchestra (tra i quali Karajan, Ferrara, Scaglia, Hindemith, De Fabritiis, Gracis, Cillario, Giulini, Pretre, Muti, Abbado, Cambreling, Mehta, Haitink, Bellugi, Bartoletti, Campanella, Plasson, Bertini, Gelmetti...) e lavorando con importanti registi (quali Visconti, Zeffirelli, Ponnelle, De Filippo, Ronconi, Savary, Herrmann, Hall...)

Ha interpretato un centinaio di ruoli operistici in quasi 90 opere (senza trascurare il genere dell'operetta), affrontando persino più ruoli nella medesima opera, a seconda dell'anno e della produzione, e coprendo in tal modo un repertorio vastissimo, dal Barocco al Novecento, oltre a cantare pure in diversi lavori di musica sacra e ad interpretare svariate liriche da camera (qui di seguito un elenco dei ruoli il più possibile completo) :

- Claudio Monteverdi : Orfeo (Primo Pastore) (Uno Spirito) (Apollo), Salmi della Beata Vergine
- Pier Francesco Cavalli : Ormindo (Ormindo)
- Antonio Vivaldi : Dixit Dominus
- Niccolò Jommelli : L'uccellatrice (Don Narciso)
- Niccolò Piccinni : La Buona Figliuola (Marchese)
- Christoph Willibald Gluck : L'innocenza giustificata (Valerio), La Danza
- John Gay/Benjamin Britten : L'Opera del Mendicante (Macheath)
- Francisco Antonio de Almeida : La Spinalba (Ippolito)
- Johann Christian Bach : Magnificat
- Franz Joseph Haydn : L'Infedeltà Delusa (Nencio), Il Mondo della Luna (Ecclitico), Lo Speziale (Mengone), Missa in Angustiis, Le ultime sette parole di Cristo
- Giovanni Battista Pergolesi : Il Flaminio (Flaminio), Lo frate 'nnamurato (Ascanio), Guglielmo d'Aquitania (Guglielmo)
- Rinaldo Da Capua : La Zingara (Tagliaborse)
- Antonio Salieri : Arlecchinata (Arlecchino)
- Wolfgang Amadeus Mozart : La finta giardiniera (Podestà)(Il Contino), Idomeneo (Gran Sacerdote), Le nozze di Figaro (Don Basilio), Don Giovanni (Don Ottavio), Così fan tutte (Ferrando), Requiem, Litaniae Venerabili KL25
- Lorenzo da Ponte : L'Ape Musicale (Narciso)
- Pasquale Anfossi : Il Barone di Rocca Antica (Barone Arsura)
- Domenico Cimarosa : Il Matrimonio Segreto (Paolino)
- Giovanni Paisiello : Il Barbiere di Siviglia (Almaviva)
- Luigi Boccherini : La Clementina (Don Urbano)
- Giuseppe Gazzaniga : Don Giovanni Il Convitato di Pietra (Don Giovanni)
- Gioachino Rossini : L'italiana in Algeri (Lindoro), Il barbiere di Siviglia (Almaviva), La Cenerentola (Don Ramiro), Le Comte Ory (Ory), L'occasione fa il ladro (Don Eusebio), La pietra del paragone (Giocondo), La cambiale di matrimonio (Edoardo), Elisabetta, Regina d'Inghilterra (Norfolk), Guglielmo Tell (Un pescatore), L'Inganno Felice (Duca), Messa di Gloria, La Riconoscenza, Petite Messe Solemnelle
- Luigi Cherubini : Anacréon (Bathylle)
- Franz Schubert : Messa in mi b magg. N°6
- Vincenzo Bellini : La sonnambula (Elvino)
- Gaetano Donizetti : L'ajo nell'imbarazzo (Enrico), Il giovedì grasso (Ernesto Rousignac), L'elisir d'amore (Nemorino), Linda di Chamounix (Carlo), Rita (Beppe), La Fille du régiment (Tonio), Don Pasquale (Ernesto)
- Carl Maria von Weber : Die Drei Pintos (Don Gaston de Viratos)
- Héctor Berlioz : Romeo e Giulietta
- Daniel Auber : Fra Diavolo (Fra Diavolo)
- Giacomo Meyerbeer : Il Crociato in Egitto (Osmino)
- Jacques Offenbach : La bella Elena (Paride), I Briganti (Falsacappa), La Périchole (Piquillo)
- Franz Lehár : La vedova allegra (Rossillon), Eva (Ottavio), La danza delle Libellule (Carlo)
- Emmerich Kálmán : La Duchessa di Chicago (Sandor Boris)
- Johann Strauss (figlio) : Die Fledermaus (Alfredo)(Eisenstein)
- Antonin Dvorak : Requiem
- Giuseppe Verdi : Falstaff (Fenton, Cajus), Un giorno di regno (Edoardo)
- Jules Massenet : Manon (Des Grieux, Guillot de Morfontaine)
- Georges Bizet : I pescatori di perle (Nadir)
- Anton Bruckner : Te Deum
- Ruggero Leoncavallo : Pagliacci (Beppe)
- Umberto Giordano : Andrea Chénier (Un Incredibile)
- Giacomo Puccini : Gianni Schicchi (Rinuccio), La Rondine (Ruggero), Turandot (Pang), Butterfly (Goro)
- Lorenzo Perosi : Il Natale del Redentore
- Ottorino Respighi : Lauda per la Natività
- Gian Francesco Malipiero : Le metamorfosi di Bonaventura (Il Commediante)
- Zoltan Kodaly : Te Deum
- Leos Janacek : Il Caso Macropolus (Hauk-Sendorf)
- Richard Strauss : Rosenkavalier (Tenore Italiano), Arianna a Nasso (Brighella)
- Ferruccio Busoni : Arlecchino (Leandro), La Sposa Sorteggiata (Edmondo)
- Virgilio Ranzato : Il Paese dei Campanelli (Comandante Hans)
- Arnold Schoenberg : Guerrelieder (Klaus-Narr)
- Alban Berg : Wozzeck (Il Capitano), Lulu (Il Principe)(Il Marchese)
- Kurt Weill : Mahagonny (Jack O'Brien)
- Arthur Honegger : Giovanna d'Arco al Rogo (Una voce di tenore)(Porcus)(Araldo I°)
- Sergej Prokof'ev : L'amore delle tre melarance (Truffaldino)
- Jan Meyerowitz : I Rabbini (Un Rabbino)
- Giuseppe Pietri : La Donna Perduta (Marchese del Pero)
- Ermanno Wolf-Ferrari : I quatro rusteghi (Filipeto) (Il Conte), Il Campiello (Zorzeto) (Dona Cate Panciana)
- Gino Marinuzzi jr. : La Signora Paulatim (Il Professore)
- Luigi Dallapiccola : Il Prigioniero (Il Grande Inquisitore) (Il Carceriere)
- Nino Rota : Il cappello di paglia di Firenze (Fadinard)
- Giulio Viozzi : Il Sasso Pagano (Pieri)
- Jacopo Napoli : Miseria e Nobiltà (Eugenio di Casador)
- Franco Mannino : Il Diavolo in Giardino (Dubut de La Tagnerette)


"...vastly underrated Ugo Benelli..." (Opera News, gennaio 2004)